“Dio mi rispetta quando lavoro. Mi ama quando canto”

R.Tagore

“Dio mi rispetta quando lavoro. Mi ama quando canto”

Gli anni settanta si aprono ancora con una piccola rivoluzione: questa volta ad esserne interessato non è il coro stesso ma gli accompagnatori, i sostenitori, gli amici, i consiglieri e gli stessi Presidenti. Non risulta essere chiara la divisione dei ruoli, non si sa bene chi sia preposto  allo svolgimento dei numerosi compiti che una vita intensa come quella del coro comporta. Ci sono imprecisioni, incertezze: il barometro, ancora una volta, segna brutto tempo. 

Alcuni coristi (ancora Fondatori) decidono di chiedere aiuto al Cavalier Giovanni Pomoni, perchè, dopo aver dato prova di grandi capacità imprenditoriali, dopo aver ricoperto ruoli di prestigio nelle associazioni e nelle realtà economiche del paese, dia una mano anche al coro  nell’organizzazione delle varie attività. 

  • E’ del 1972 la stesura del testo Montagna amara, scritto da Carlo Del Teglio a ricordo di Graziano Buttera, consigliere del coro morto in un incidente in Grigna. E’ probabilmente uno dei testi più belli e toccanti cantati dal Nives.

La ricetta è un autentico uovo di Colombo, benchè inusuale nei cori di montagna: netta divisione tra coristi e consiglieri e definizione rigorosa dei compiti: Il maestro cura l’aspetto artistico del coro e l’insegnamento; i coristi pensano esclusivamente  a cantare; i consiglieri eleggono al loro interno le cariche sociali, e curano esclusivamente gli aspetti organizzativi dell’associazione. In breve, la ricetta funziona: il Nives riprende ancora slancio.

Il lato artistico e musicale del coro esce ulteriormente sotto la guida attenta e preziosa del giovane Maestro, che, con grande perizia e una profonda sensibilità artistica e personale, decide di approfondire la conoscenza delle tradizioni e del canto popolare premanese.

Con un lavoro enorme e un’infinita pazienza riscopre e valorizza, interpretandoli con il coro, molti canti tradizionali premanesi, rinvigorendo e trasmettendo a molti l’amore per il conto popolare.

Di questo periodo sono anche le collaborazioni con i due maggiori poeti e scrittori locali: se di Antonio Bellati “Ol prum basiin” (Il primo bacio) diventa l’emblema di un periodo, i testi di Carlo Del Teglio (Montagna amara, L’attesa, L’aria d’aprile) arricchiscono ulteriormente il repertorio sempre più vasto del Nives.

Ma come in ogni grande famiglia alcuni momenti difficili accompagnano a volte il cammino della vita, così in questi anni nel coro delle improvvise perdite lasciano nelle sezioni, e ancor più nei cuori, vuoti incolmabili.

Come simbolo di tutti quanti hanno lasciato troppo presto il nostro coro, ricordiamo qui Francesco Gianola, primo dei Fondatori ad andare avanti, voce tra le più limpide e chiare che con noi hanno cantato.

Con una maturità ormai raggiunta, dopo vent’anni di canti e di esperienza, il Nives vince a Lecco un concorso nazionale per cori di montagna (cantando “Su lamentu”, pezzo in lingua sarda) e si appresta a un ulteriore crescita, che darà i suoi frutti negli anni successivi.

  • Nonostante ormai non diriga più il coro da anni, a metà anni ’70, per un’indisposizione del maestro, Pomoni Alfredo si trova, d’improvviso, a dirigere il Nives a un concorso nazionale. Va tutto bene ma… che momenti!!!

    A Milano a cantare i “Tre re” – 1977